Ritorna sulla ribalta di Dago l'ispirata mano di Orer, il disegnatore turco che ormai da qualche tempo si è meritato l'affetto e la stima di molti lettori. Uno dei personaggi di questa vicenda ci offre una definizione del Giannizzero nero che gli si addice alla perfezione: «Dago è insieme il diavolo, l'angelo e il giudizio universale racchiusi in un solo corpo.»
«Io combatterò fino all'ultimo... Morire in battaglia è meglio che essere torturato da prigioniero... Che almeno conoscano il coraggio dei giannizzeri». Queste le prime parole pronunciate da Dago in questa sua nuova avventura. Di fronte, i terribili guerrieri ungheresi. Nel cuore, mille motivi per vendere cara la pelle…
Dago indossa ancora una volta le vesti di un monaco per investigare su un misterioso convento, nel sud della Spagna. In quel luogo remoto, originariamente dedicato alla preghiera, accadono fatti terribili, che spingono uomini di chiesa a compiere efferati delitti. Nessuno è innocente, quando si macchia le mani di sangue altrui. Nemmeno se lo fa in nome della fede...
Promesse matrimoniali organizzate da severi genitori e amori soffocati dall'odio. In questa cornice di natura quasi shakespeariana, il Giannizzero nero si muove con inconsueta diplomazia, ordendo e disfacendo le tele dell'inganno a danno dei ricchi e dei potenti e a vantaggio di coloro che la grande Storia finisce per ignorare. Da sottolineare la bella prova del bravo disegnatore italo-turco Őrer.
Il profanatore
Dago ha un vecchio compagno d'arme - un certo Miguel - che si guadagna da vivere tendendo assalti ai contadini su sentieri solitari. Peccato che al furto segua la decapitazione delle povere vittime e questo a uno come Dago non può stare bene. Miguel, però, viene accusato di altri crimini altrettanti immondi, per i quali si proclama innocente...