L'Africa misteriosa alla fine degli anni '40. La brillante Kathy Austin, agente segreta britannica distaccata in Kenya. È là, alle falde del Kilimangiaro e poi nel deserto della Namibia, sotto il tropico del Capricorno, che la giovane inglese fa delle terrificanti scoperte. L'uomo non è solo sulla Terra?
Dei cadaveri di donne decapitate sono ritrovati in diversi luoghi di Città del Messico. La polizia, corrotta fino all'osso, non indaga particolarmente su queste morti. Da una parte perché somigliano molto alla tecnica dei narcos, dall'altra perché finché nessuno trova interesse, nessuno ha ragione per muoversi. Il solo ad interessarsi al caso è un detective privato, un solitario: Tikal, a cui il marito di una vittima ha chiesto di trovare l'assassino. Non si aspetta nessun aiuto della polizia, ma è invece l'Interpol che si interessa a lui, nella persona dell'agente Clare Burnell, incaricata del caso da quando si è scoperto che una delle vittime era di nazionalità americana.
Inizia allora, per il duo a priori mal assortito, un'inchiesta violenta, piena di zone d'ombra e di false piste, su un fondo di terrore e di massacro orchestrato dai narcos. Senza contare che le motivazioni di Tikal si rivelano man mano ben più complesse di quanto possano sembrare...
C'è un crimine atroce, che perseguita l'umanità e che neanche il progresso è riuscito a cancellare... Ci sono uomini che rapiscono gli esseri più deboli – le donne – per destinarli al mercato più turpe. Un crimine che garantisce grandi guadagni e che proprio per questo è gestito a gente potente. Tanto potente che solo un pazzo o un sognatore potrebbe affrontarla. Un pazzo come Dago.
Strano animale, l'uomo. Pronto a scannare i propri simili per un palmo di quella terra sotto la quale è comunque destinato a finire per sempre, lasciandosi dietro onori, ricchezze e potere. Pronto all'orrore e al tradimento per conquistare una semplice valle. Di fronte a Dago, ancora una volta, l'avventurosa scelta tra quella pace che per lui sembra solo un sogno e il rischio, l'azione. E la decisione è obbligata.
Strano viandante, quello che se ne sta da solo in un angolo della taverna. Ha l'aspetto del guerriero che ha conosciuto mille battaglie, dell'uomo che ha affrontato ogni pericolo, ma questo non sembra aver cancellato la sua incredibile generosità. Quella generosità che lo spinge a donare senza esitazione il suo oro... Sì, strano tipo, perché può diventare una belva per difendere un oggetto apparentemente privo di valore... Una penna…
Case bianche tra campi fertili e un mare che invita a sognare... Sì... il villaggio è invitante, pacifico... Ma incredibilmente ha un solo abitante. Un uomo che conserva un ricordo e che può raccontarvi una storia... spiegandovi così il mistero di quella fontana col fondo letteralmente coperto di monete d'oro.
Ritorna sulla ribalta di Dago l'ispirata mano di Orer, il disegnatore turco che ormai da qualche tempo si è meritato l'affetto e la stima di molti lettori. Uno dei personaggi di questa vicenda ci offre una definizione del Giannizzero nero che gli si addice alla perfezione: «Dago è insieme il diavolo, l'angelo e il giudizio universale racchiusi in un solo corpo.»
Il giannizzero nero ha un proprio, inossidabile ideale di giustizia, che si scontra costantemente con quello in voga ai suoi tempi. Signorotti pieni di sé, che non esitano a uccidere decine di uomini pur di soddisfare un capriccio; donne senza scrupoli, disposte a calpestare qualunque precetto morale pur di arrivare a ottenere un briciolo di potere. Dago è un uomo solo, contro tutto questo, ma la sua mano non trema...
Dago è cresciuto. Dago è un rinnegato, un uomo che non è terra e non è mare: solo fango. Ma non è più uno schiavo. E durante il suo viaggio in una parte del mondo in cui la natura è matrigna dura e senza scrupoli, Dago impara il valore dell'amicizia, della lealtà, dell'amore sacro e di quello profano. All'orizzonte, si profilano figure indimenticabili come il fortissimo Abdul Aturk, il compatriota Ercole Terrini e il potentissimo Gran Visir.